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al testo di Manuel Paolino
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Sono soltanto venti liriche, ma ognuna di esse accompagnata da un'immagine in bianco e nero fatta di forme e parole legate alla composizione stessa. Varie tematiche uniscono i versi, tra questi spicca l'universo dei bambini. Poesie che assemblano stili personali percorsi in tanti anni di composizione e pubblicazioni. Un lavoro maturo lo definirei, scritto senza fretta e di fretta. Cioè liriche scritte nel tempo, non cercate, una sorta di pigrizia letteraria e senile. Ma anche scritte di getto, come se dopo tanti dettati ora bastasse una piccola scintilla per alimentare un automatismo poetico, fortemente intriso d'ispirazione. La poesia è sempre cercata da parte del poeta. Una porta aperta, delle antenne tese, uno stato attivo di ricezione nei confronti dei versi dettati è sempre presente con diversi gradi di forza ed efficacia; questo permette all'ispirazione di bussare con frequenza. Ma stavolta per me non è stato così, non ho cercato queste liriche, per vari motivi. Per una pienezza di vita che ti assorbe talmente da lasciare tutto il resto, e per una sorta di appagamento e rassegnazione poetici. Eppure la Poesia è venuta comunque a farmi visita per venti volte attraverso strade tortuose e cancelli sbarrati. Non è forse questo essere un poeta? |
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